venerdì, settembre 08, 2006

Anche l'incesto ora e' legale - anche l'olocausto messo in dubbio.

I giudici progressisti buttano giu' l'ultimo muro della civilta' - legalizzato l'incesto.

«Pretendere di limitare la tutela delle relazioni di fatto soltanto a quelle che sarebbero suscettibili di formalizzazione sul piano giuridico mediante un'unione di diritto, significa fornire del dato giuridico una lettura anacronistica, legata a una visione eticizzante dello Stato».

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Fratello e sorella fanno due figli: "Famiglia normale"

di GIULIANO ZULIN
Stanno insieme 40 anni, poi lui muore in un incidente. Lei risarcita come moglie

MIRANO (VENEZIA) Cristo si è fermato a Mirano. Fra le campagne della riviera del Brenta è stata decretata la "morte" della famiglia tradizionale. Quella che da duemila e più anni scandisce la vita dell'Occidente. A pochi passi dalle autostrade sempre intasate, dai capannoni brulicanti, insomma, a pochi chilometri da quello che viene definito ricco Nordest, è uscita allo scoperto una storia che non sembra aver a che fare con il Ventunesimo secolo. Fratello e sorella si sono accoppiati. Hanno concepito e messo al mondo due figli. E hanno vissuto per quasi 40 come fossero marito e moglie, assieme agli altri sette fratelli. Tutti in una casa. Tutto alla luce del sole.

Senza dare scandalo in paese. Con il placet addirittura del parroco, che all'Epifania era solito celebrare fra le quattro mura della famiglia una funzione religiosa. Nessuno che abbia denunciato quello che, a tutti gli effetti, è un incesto. Un reato punibile dall'articolo 564 del Codice Penale.

Un peccato che va contro le leggi della natura, così come ce l'hanno insegnata. Ma nemmeno il giudice Roberto Simone del Tribunale Civile di Venezia ha giudicato il fratello e la sorella incestuosi. Perché il loro modo di vivere, da famiglia normale, non avrebbe - a suo dire - provocato un turbamento alla comunità locale, cioè agli abitanti del piccolo centro del Veneziano.

L'ha messo per iscritto il magistrato, nel momento in cui ha deciso che la sorella-moglie avesse diritto a un risarcimento maggiore (130mila euro) rispetto agli altri fratelli, in seguito alla morte del fratello-marito. Nessun reato. Va bene così. Fra le campagne attorno a Mirano, in effetti, la notizia - riportata ieri dal Gazzettino - non ha segnato le coscienze. «È un fatto abbastanza singolare», commenta la titolare di una trattoria di Zianigo: «Ma io non ho mai saputo di questa storia». Provi a chiedere nelle altre frazioni. A Scaltenigo, il titolare del bar centrale, cerca di immaginare chi potrebbero essere gli incestuosi, mentre dà meno risalto all'episodio in sé: «Qua comunque non ci sono famiglie così numerose. Perché non va a Campocroce?». Dopo tre chilometri e qualche camion, ecco il paese. Ci sono due bar: uno è «chiuso da anni», sussurra un'anziana seduta su una panchina con il nipotino, l'altro è in ferie. Le anime vive si contano sulle dita di una mano monca. C'è una signora che fuma davanti a una parrucchiera. Ne sa qualcosa lei? «Mi no son de qua. E penso che anche la mia collega non sappia. Io avevo sentito di una famiglia numerosa, adesso che ci penso, ma non ricordo bene. È una storia di anni fa...».

Sull'incesto si alza un muro anche a Mirano. Pochi discorsi e distratti. Strano che nessuno abbia mai sentito almeno una «ciacola». Brancola nel buio un agente delle Fiamme Gialle, con accento non veneto: «Io vengo dal Sud, è 25 anni che abito qua, ma tra giù e questi posti non c'è gran differenza. L'omertà non esiste solo in Sicilia». «Non ho mai avuto notizie di questa vicenda», sottolinea il comandante della locale stazione di Carabinieri. Sotto sotto però è partita una gara di "Indovina chi?". Si va alla caccia del gossip. Per telefono. Un signore, in piazza, prova a telefonare a un amico «immanicato con la parrocchia. Sapeva tutto anche il prete». Ma niente.

Bocche cucite anche dallo studio dell'avvocato Michela Barin: «Vogliamo tutelare la privacy dei nostri clienti, per evitare che tutti vadano a suonare il campanello. Possiamo solo dire di essere felici che la giustizia abbia riconosciuto questa situazione». L'avvocato Barin ha infatti battuto la compagnia assicuratrice che non riconosceva come moglie la sorella del fratello scomparso a 61 anni. Tutti gli otto fratelli pretendevano un risarcimento per danno morale, visto che la donna era caduta in depressione: in effetti, il defunto, dopo la morte dei genitori, era diventato il capo-famiglia e aveva intrecciato con la sorella «una vera e propria convivenza more uxorio con netta ripartizione dei compiti - si legge nella sentenza occupandosi della cura della casa e dei figli», nati dalla relazione incestuosa. Il tribunale ha dato loro ragione: «Pretendere di limitare la tutela delle relazioni di fatto soltanto a quelle che sarebbero suscettibili di formalizzazione sul piano giuridico mediante un'unione di diritto, significa fornire del dato giuridico una lettura anacronistica, legata a una visione eticizzante dello Stato». Altro che riconoscimento dei Pacs.

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I no global con l'Ucoii «Non è scandalo negare l'Olocausto»

di ANDREA MORIGI

Raccolta di firme a favore dei fanatici di Allah: legittimo avere dubbi sulla Shoah, Amato non deve insistere

MILANO Chiusa la colletta per sostenere i terroristi iracheni, al Campo antimperialista terminato ieri all'isola Polvese, sul Lago Trasimeno, parte una raccolta di firme di solidarietà con i musulmani fondamentalisti dell'Ucoii. Il nemico dei due gruppi è lo stesso, Israele e gli ebrei, ma l'appello è lanciato «per la libertà di pensiero». A minacciarla, sarebbe il ministro dell'Interno Giuliano Amato, che in occasione della riunione della Consulta per l'Islam, il 28 agosto scorso, avrebbe «formalizzato l'idea di sottoporre a tutti i partecipanti, pena l'espulsione», il documento che va sotto il nome di "Carta dei Valori" e prevede, «oltre alla condanna dell'Olocausto e al "riconoscimento della sua unicità", l'accettazione perpetua dello stato d'Israele». La pretesa "linea dura" di Amato, accusato di «un'inaccettabile (sic!) tentativo di criminalizzare l'Ucoii», è un pretesto.